In tutto questo tempo abbiamo parlato solo di campionato e forse vi starete chiedendo... ma la Nazionale?
Già nel 1899, la F.I.F. tentò di mettere in piedi una selezione con i migliori giocatori per un'amichevole con una selezione svizzera da giocarsi a Torino. Solo tre dei giocatori selezionati erano italiani, soprattutto perché, a quel tempo, il football era uno sport in mano, anzi nei piedi, di giocatori stranieri. Vinsero gli svizzeri e gli "italiani" giocarono con la divisa del Genoa a strisce bianco-blu.
Solo dopo l'italianizzazione, anche forzata come abbiamo visto, del campionato, la Federazione decise di allestire una selezione nazionale come già esisteva nelle isole britanniche. L'iniziativa partì, dal presidente federale Bosisio (già lo conosciamo, no?) che incaricò la Commissione Tecnica Arbitrale di selezionare i migliori giocatori. Perché proprio gli arbitri? Beh, a quel tempo allenatori veri e propri non esistevano, spesso erano gli stessi giocatori ad essere incaricati degli allenamenti. Quanto alla tattica, tutte le squadre giocavano secondo lo schieramento della Piramide di Cambridge: il 2-3-5. Gli arbitri erano i più esperti, tra gli addetti ai lavori, sul tasso tecnico dei giocatori, oltre ad essere giocatori e dirigenti delle varie società. Fu costituita dunque una commissione di cui fecero parte: Umberto Meazza (US Milanese), Alberto Crivelli (Ausonia), Agostino Recalcati (US Milanese), Giuseppe Gama (Inter) e Gianni Camperio (Milan). Umberto Meazza (anche questo già lo conosciamo, no?) fu scelto come allenatore.
Furono organizzate due amichevoli di preparazione tra 11 giocatori "probabili", ossia i presunti titolari, e 11 giocatori "possibili", ossia le riserve. Alla fine furono scelti 10 probabili e 1 possibile.
Così nacque la prima formazione della Nazionale Italiana che affrontò in amichevole la nazionale francese all'Arena Civica di Milano, il giorno 15 maggio 1910. La Nazionale giocò in maglia bianca. La scelta fu dettata dal fatto che la Federazione non aveva deciso quali sarebbero stati i colori della Nazionale ed il bianco era considerato neutro.
L'Italia vinse 6-2 e presentò la seguente formazione:
De Simoni (US Milanese); Varisco (A. Doria), Calì (US Milanese); Capello (Torino), Fossati (Inter), Trerè (Ausonia); Debernardi (Torino), Rizzi (Ausonia), Cevenini (Milan), Lana (Milan), Boiocchi (US Milanese).
I giocatori della Nazionale schierati all'Arena Civica prima della partita |
Dalla formazione mancano tutti i giocatori della Pro Vercelli, a causa della squalifica rimediata per la vicenda dello spareggio di campionato con l'Inter. La squalifica che in origine era fino al 31/12/1910 fu ridotta con scadenza ad ottobre per garantire la regolarità del campionato successivo e la chiamata in nazionale dei migliori giocatori vercellesi, già che senza essi la Nazionale rimediò una sonora batosta in Ungheria pochi giorni dopo l'esordio con la Francia.
A partire dall'incontro successivo, ancora con i maestri ungheresi (all'epoca era in auge la "scuola danubiana", ossia austriaci e ungheresi) la Nazionale cominciò a vestirsi di azzurro. Perché proprio l'azzurro? Ma è semplice: in onore della casa regnante dei Savoia, la cui bandiera era appunto azzurra. Sulla maglia poi spiccava lo scudo sabaudo (croce bianca in campo rosso).
La prima volta della Nazionale in maglia azzurra |
Nonostante la presenza dei campioni vercellesi, la Nazionale mostrava ancora dei grossi limiti. Tali limiti furono evidenziati alle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912, prima esperienza in una competizione ufficiale. Per la prima volta la Nazionale era affidata ad un unico allenatore, l'ex giocatore del Torino Vittorio Pozzo. Ma le cose andarono male e la Nazionale fu eliminata al 1° turno dalla Finlandia. Disputò il torneo olimpico di consolazione e riuscì anche a battere i padroni di casa della Svezia, ma poi la batosta rimediata con l'Austria, fece uscire i nostri definitivamente di scena.
La Nazionale che partecipò alla V Olimpiade svoltasi a Stoccolma nel 1912 |
Ben altre soddisfazioni ci avrebbe dato la nostra Nazionale, ma è ancora presto per parlarne.
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