Antonio Ghirelli, nella sua "Storia del Calcio in Italia" lo descrive così:
"Questo personaggio occupa in realtà un posto particolare nella pittoresca fauna della 'rivoluzione fascista'. Già anarchico e di professione lampista nelle ferrovie dello Stato, era diventato interventista alla vigilia della guerra mondiale e aveva quindi scelto la via di Mussolini per un'ambizione sollecitata da un temperamento bollente. Dotato di prestanza fisica, di un coraggio temerario e di un notevole fascino, non si era dimostrato insensibile - naturalmente con i limiti propri dell'autodidatta - al richiamo degli studi, che iniziò alla scuola serale Ars et Labor di Bologna e continuò fino alla morte violente, che doveva incontrare nel 1945 in circostanze poco chiare."
Leandro Arpinati |
A Bologna fondò il secondo "fascio di combattimento" locale e ne divenne segretario, diventando anche uno dei capi dello squadrismo bolognese. Arrestato varie volte a causa dei ripetuti atti di violenza e coinvolto della strage di Palazzo d'Accursio a Bologna nel 1920, improvvisamente ripudiò l'uso della violenza nel 1923 e si ritirò dalla scena politica per un anno intero. Nel frattempo era divenuto deputato del Regno per il PNF e, dopo la marcia su Roma a cui non partecipò ritenendola "una buffonata" divenne vice-segretario generale del PNF. Nel 1926 fu nominato podestà di Bologna e presidente della FIGC.
La sua avventura come presidente federale cominciò con il trasferimento della sede da Torino a Bologna. Ghirelli scrive:
"La designazione di Arpinati a presidente della Federazione implicò il trasferimento della sede da Torino a Bologna, città di cui il gerarca fascista era podestà. Le resistenze non furono poche e i giornali del Nord scatenarono una violenta campagna contro una decisione che, effettivamente, non aveva altre giustificazioni se non quelle personalissime del nuovo padrone. Arpinati non si lasciò commuovere dai giornali, ma neppure si avvalse del suo potere per metterli a tacere."
Come presidente federale, diede il via all'importante riforma del campionato di calcio e ottenne l'assegnazione del Mondiali del 1934. Nel 1927, decise per la non assegnazione dello scudetto, vinto sul campo dal Torino, per la stagione 1926/27 a causa del già noto "caso Allemandi" e non assegnò il titolo al Bologna, secondo classificato, squadra di cui era notoriamente tifoso. Insieme a Luigi Ridolfi, fondatore e persidente della Fiorentina, svilupparono lo sport in Italia e nelle loro realtà territoriali. Rilevò la proprietà del "Corriere dello Sport" e gli cambiò il nome chiamandolo "il Littoriale", lo stesso nome che diede allo stadio di Bologna che fece costruire a partire dal 1925, l'odierno "Renato Dall'Ara".
Fu personaggio controverso, ribelle ed individualista fino all'estremo, insofferente alle ingerenze del partito e scandalosamente amico di alcune personalità antifasciste. Fu espulso dal PNF nel 1934 e rifiutò in seguito di aderire alla RSI. Nel 1945, incontrò la morte, ucciso forse da partigiani. Ma sulla sua fine le versioni sono varie e constrastanti. Le circostanze dunque non furono mai chiarite.
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