mercoledì 26 novembre 2014

Finalmente girone unico - Serie A 1929-30

SERIE A 1929/30
Finalmente la riforma voluta da Arpinati prese corpo nella stagione 1929/30. Al via 18 squadre, cioè le prime 9 classificate nei due gironi della Divisione Nazionale 1928/29. Le restanti formarono la Serie B.
Fino alla 15a giornata fu un duello tra Genova 1893 e Juventus. Alla 16a lo scontro tra Juventus e Ambrosiana vide il successo di quest'ultima (anche se in recupero con un mese di ritardo), mentre i genoani venivano sconfitti a Livorno. L'Ambrosiana passava in testa alla classifica e non avrebbe più mollato il primato. Alle sue spalle continuò il duello tra genoani e juventini per la piazza d'onore che fu appannaggio dei rossoblu liguri. In coda la Cremonese non fu mai in corsa per la salvezza, mentre per il penultimo posto fu bagarre. Le squadre invischiate nella lotta a due giornate dalla fine furono: Livorno, Modena, Pro Patria, Triestina, Lazio e Padova. Alla fine l'ultima giornata fu fatale per il Padova, già penultimo prima della gara. Il pesante cappotto (8-0) subito ad opera della Roma condannò i veneti alla Serie B.
Questa la classifica finale:
Serie A
06/10/1929-13/07/1930
Ambrosiana 50
Genova 1893 48
Juventus 45
Torino 39
Napoli 37
Alessandria 36
Bologna 36
Roma 36
Brescia 33
Pro Vercelli 33
Milan 32
Modena 30
Pro Patria 30
Livorno 29
Lazio 28
Triestina 28
Padova 26
Cremonese 16

La classifica dei marcatori fu vinta da Meazza con 31 reti, seguito da Volk della Roma con 21, Maini del Bologna e Vojak del Napoli furono terzi con 20 reti.

AMBROSIANA Campione d'Italia 1929/30
Formazione: Degani; Gianfardoni, Allemandi; Rivolta, Viani I, Castellazzi; Visentin III, Serantoni, Meazza, Blasevich, Conti. Altri Titolari: Smerzi, Bolzoni, Coppo, Gallio, Ciminaghi, Gasparini, Pietroboni, Balestrini, Pedrazzini, Povero, Rizzi. Allenatore: Arpad Weisz 

La classica formazione dell'Ambrosiana Campione 1929/30.
In piedi: Gianfardoni, Degani, Allemandi. Nella fila centrale: Rivolta, Viani, Castellazzi.
Seduti: Visentin, Serantoni, Meazza, Blasevich, Conti.
Il campionato di Serie B fu vinto dal Casale che fu promosso in Serie A insieme al Legnano. Biellese, Reggiana, Prato e Fiumana furono retrocesse in Prima Divisione.

mercoledì 19 novembre 2014

Personalità del calcio: Leandro Arpinati

Leandro Arpinati nacque a Civitella di Romagna (FC) il 29 febbraio 1892. Figlio di un commerciante di orientamento socialista fu iscritto dal padre al PSI quando aveva 16 anni. Assunto alle ferrovie, si trasferì a Torino, ma in seguito tornò al paese natale e vi fondò una sezione anarchica in contrasto con la locale sezione socialista.
Antonio Ghirelli, nella sua "Storia del Calcio in Italia" lo descrive così:
"Questo personaggio occupa in realtà un posto particolare nella pittoresca fauna della 'rivoluzione fascista'. Già anarchico e di professione lampista nelle ferrovie dello Stato, era diventato interventista alla vigilia della guerra mondiale e aveva quindi scelto la via di Mussolini per un'ambizione sollecitata da un temperamento bollente. Dotato di prestanza fisica, di un coraggio temerario e di un notevole fascino, non si era dimostrato insensibile - naturalmente con i limiti propri dell'autodidatta - al richiamo degli studi, che iniziò alla scuola serale Ars et Labor di Bologna e continuò fino alla morte violente, che doveva incontrare nel 1945 in circostanze poco chiare."
Leandro Arpinati

A Bologna fondò il secondo "fascio di combattimento" locale e ne divenne segretario, diventando anche uno dei capi dello squadrismo bolognese. Arrestato varie volte a causa dei ripetuti atti di violenza e coinvolto della strage di Palazzo d'Accursio a Bologna nel 1920, improvvisamente ripudiò l'uso della violenza nel 1923 e si ritirò dalla scena politica per un anno intero. Nel frattempo era divenuto deputato del Regno per il PNF e, dopo la marcia su Roma a cui non partecipò ritenendola "una buffonata" divenne vice-segretario generale del PNF. Nel 1926 fu nominato podestà di Bologna e presidente della FIGC.
La sua avventura come presidente federale cominciò con il trasferimento della sede da Torino a Bologna. Ghirelli scrive:
"La designazione di Arpinati a presidente della Federazione implicò il trasferimento della sede da Torino a Bologna, città di cui il gerarca fascista era podestà. Le resistenze non furono poche e i giornali del Nord scatenarono una violenta campagna contro una decisione che, effettivamente, non aveva altre giustificazioni se non quelle personalissime del nuovo padrone. Arpinati non si lasciò commuovere dai giornali, ma neppure si avvalse del suo potere per metterli a tacere."
Come presidente federale, diede il via all'importante riforma del campionato di calcio e ottenne l'assegnazione del Mondiali del 1934. Nel 1927, decise per la non assegnazione dello scudetto, vinto sul campo dal Torino, per la stagione 1926/27 a causa del già noto "caso Allemandi" e non assegnò il titolo al Bologna, secondo classificato, squadra di cui era notoriamente tifoso. Insieme a Luigi Ridolfi, fondatore e persidente della Fiorentina, svilupparono lo sport in Italia e nelle loro realtà territoriali. Rilevò la proprietà del "Corriere dello Sport" e gli cambiò il nome chiamandolo "il Littoriale", lo stesso nome che diede allo stadio di Bologna che fece costruire a partire dal 1925, l'odierno "Renato Dall'Ara".
Fu personaggio controverso, ribelle ed individualista fino all'estremo, insofferente alle ingerenze del partito e scandalosamente amico di alcune personalità antifasciste. Fu espulso dal PNF nel 1934 e rifiutò in seguito di aderire alla RSI. Nel 1945, incontrò la morte, ucciso forse da partigiani. Ma sulla sua fine le versioni sono varie e constrastanti. Le circostanze dunque non furono mai chiarite.

lunedì 17 novembre 2014

Verso il girone unico - Divisione Nazionale 1928/29

Nell'estate del 1928, Arpinati decise di imprimere una sterzata all'organizzazione del campionato di calcio. A partire dalla stagione 1929/30 il campionato avrebbe avuto il girone unico ad imitazione del campionato inglese. Già c'era stato un tentativo nella stagione 1909/10 prima della crescita elefantiaca del numero di squadre partecipanti alla massima serie.
La stagione 1928/29 sarebbe stata dunque l'ultima strutturata secondo il Progetto Pozzo del 1921. Ma Arpinati fece le cose in grande. Aumentò il numero di squadre dalle 22 della stagione 1927/28 a 32. Una crescita di ben 10 unità. Perché? Beh, più volte abbiamo scritto che il regime cercò di dare visibilità calcistica al maggior numero possibile di città italiane e questo allargamento era studiato proprio a questo proposito. Le disposizioni federali in tal senso già sono state pubblicate nell'ultimo post, ma per ricapitolare: alla fine furono ripescate tutte le 6 retrocesse (Napoli, Lazio, Reggiana, Livorno, La Dominante e Hellas Verona) e furono promosse dalla Prima Divisione oltre alle prime classificate dei quattro gironi (Atalanta, Biellese, Pistoiese e Bari), anche le seconde (Venezia, Legnano, Prato e Fiorentina). A queste squadre si aggiunse la Triestina, per motivi politici, in quanto le squadre dei territori della Venezia Giulia conquistati dopo la grande guerra, ancora non erano salite alla ribalta nazionale. Per ultima l'US Milanese... per avere la scusa di eliminarla! Sì perché una terza squadra a Milano ai massimi livelli calcistici sarebbe stata di troppo. Quindi il regime costrinse l'US Milanese a fondersi con l'Inter andando a costituire una nuova compagine: l'Ambrosiana. Il che consentì al regime di far sparire quel nome Inter... così odioso visto che richiamava alla mente il nome di organizzazioni politiche avverse al regime stesso.
Il posto lasciato libero dall'US Milanese fu occupato dalla Fiumana, sempre per motivi geo-politici.
Ricordiamo per ultima, l'italianizzazione del Genoa che diventò... Genova 1893!

DIVISIONE NAZIONALE 1928/29
La formula rimase invariata, tranne che per la fase finale. L'ingrandimento dei gironi a 16 squadre ciascuno, non consentiva la disputa di un ulteriore girone finale per decidere lo scudetto, così come impedì la disputa della Coppa CONI. Si tornò invece, per l'ultima volta, a decidere tutto con una finale di andata e ritorno. 
Per le retrocessioni invece il discorso cambiò molto: le prime 8 classificate di ogni girone avrebbero costituito la nuova Serie A; le successive 6 classificate avrebbero costituito la nuova Serie B, insieme alle promosse dalla Prima Divisione; le ultime 2 sarebbero retrocesse in Prima Divisione.

I due gironi non ebbero storia: Torino e Bologna si confermarono vittoriose nei rispettivi gironi, tenendo a bada i rispettivi rivali: Milan e Juventus. Da segnalare il positivo campionato di Roma, Alessandria e Brescia.

Girone A Girone B
Torino 48 Bologna 49
Milan 42 Juventus 41
Roma 40 Brescia 41
Alessandria 40 Genova 1893 39
Pro Patria 36 Pro Vercelli 38
Modena 35 Ambrosiana 37
Livorno 32 Cremonese 33
Padova 30 Lazio 29
Triestina 29 Napoli 29
Casale XI Legione 23 Biellese 27
La Dominante 23 Venezia 26
Novara 23 Pistoiese 25
Bari 22 Hellas Verona 25
Atalanta 20 Fiumana 15
Prato 19 Reggiana 13
Legnano 18 Fiorentina 12

Al termine del campionato risultarono ammesse in Serie A: Torino, Milan, Roma, Alessandria, Pro Patria, Modena, Livorno, Padova, Bologna, Juventus, Brescia, Genova 1893, Pro Vercelli, Ambrosiana, Cremonese e la vincente dello spareggio tra Lazio e Napoli.

Spareggio per la Serie A
Milano, 23/06/1929 : Lazio-Napoli 2-2

La Federazione decise poi di ammettere in Serie A anche le squadre classificate al 9° posto, rendendo inutile un ulteriore spareggio tra Lazio e Napoli. Entrambe furano ammesse in Serie A unitamente alla Triestina. Le ultime due classificate andarono anch'esse a formare la Serie B, anziché retrocedere in Prima Divisione.

FINALE
Bologna, 23/06/1929 : Bologna-Torino 2-1
Torino, 30/06/1929 : Torino-Bologna 1-0
Roma, 07/07/1929 : Bologna-Torino 1-0

BOLOGNA Campione d'Italia 1928/29
Formazione: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Genovesi, Baldi, Pitto; Busini I, Della Valle III, Schiavio, Busini III, Muzzioli. Altri Titolari: Pedretti, Besoli, Cogolli, Di Giamberardino, Galliani, Ghillini, Lolli, Martelli I, Martelli II, Mercatelli, Negrini, Perin, Pozzi, Zuffi. Allenatore: Hermann Felsner

Il Bologna 1928/29 Campione d'Italia nel suo classico schieramento
Promosse dalla Prima Divisione: Spezia, Parma, Monfalconese CNT e Lecce,

Nuova Serie A: Alessandria, Ambrosiana, Bologna, Brescia, Cremonese, Genova 1893, Juventus, Lazio, Livorno, Milan, Modena, Napoli, Padova, Pro Patria, Pro Vercelli, Roma, Torino, Triestina.

Nuova Serie B: Atalanta, Bari, Biellese, Casale, Fiorentina, Fiumana, La Dominante, Lecce, Legnano, Monfalconese CNT, Novara, Parma, Pistoiese, Prato, Reggiana, Spezia, Venezia, Verona.

venerdì 14 novembre 2014

Verso il girone unico - Divisione Nazionale 1927/28

La stagione 1927/28 rappresentò una nuova occasione per le squadre del centro-sud di riscattare le magre figure collezionate l'anno prima e per il Torino rappresentò una chance di confermare il primato che gli fu tolto con lo scandalo Allemandi.
Le squadre del centro-sud erano finite tutte in zona retrocessione, ma la Federazione ed il regime non tolleravano una parziale rappresentanza dell'Italia nel massimo campionato di calcio. L'unica rappresentante del calcio centro-meridionale sarebbe dovuta essere la Lazio neo-promossa dalla Prima Divisione. La Federazione diede una nuova possibilità alle squadre retrocesse, ripescandole e chiedendo garanzie alle stesse riguardo alla loro competitività. Il Napoli, tramite il presidente Ascarelli diede garanzie sul calciomercato, per quanto riguarda le squadre romane si decise l'accorpamento di Alba Audace e Fortitudo Pro Roma con la compagine del Roman (o FBC Roma) creando così la Roma. In tal modo la presenza della Capitale era garantita nei due gironi: in uno la Lazio, nell'altro la Roma.
Un altro problema che fu affrontato, fu la eccessiva presenza di squadre che facevano riferimento ad una singola città. Fu così che Genova, che aveva addirittura tre squadre nella massima serie, vide la fusione di Andrea Doria e Sampierdarenese nella compagine La Dominante. Il posto lasciato libero fu occupato dalla ripescata Cremonese.

DIVISIONE NAZIONALE 1927/28
La formula era identica a quella della stagione precedente con la differenza nel numero delle squadre partecipanti: 22 invece di 20. I gironi furono pertanto di 11 squadre e le prime quattro passavano al girone finale. La vincente del girone finale era proclamata Campione d'Italia.

Il Torino, nonostante una falsa partenza, si qualificò agevolmente per il girone finale, così come le finaliste dell'anno precedente. Come outsider si qualificarono anche l'Alessandria ed il Casale che aveva cambiato denominazione e ne aveva assunta una in sintonia col regime: Casale XI Legione.

Nel girone finale il Torino si confermò al primo posto e si guadagno un meritatissimo titolo di Campione d'Italia che, stavolta, nessuno avrebbe contestato.

Girone A Girone B Girone Finale
Torino 30 Bologna 27 Torino 19
Alessandria 29 Juventus 24 Genoa 17
Genoa 28 Inter 24 Alessandria 16
Milan 26 Casale XI Legione 24 Juventus 16
Brescia 21 Modena 22 Bologna 15
Pro Vercelli 18 Novara 21 Milan 14
Cremonese 17 Pro Patria 20 Inter 11
Padova 17 Roma 18 Casale XI Legione 4
Napoli 15 Livorno 17
Lazio 11 La Dominante 14
Reggiana 8 Hellas Verona 9
Anche stavolta le retrocessioni rimasero sulla carta, perché già dopo due settimane la Federazione stabilì quanto segue:
« ...nella stagione 1929-30 avremo in Divisione Nazionale 32 squadre delle quali 16 parteciperanno alla Serie A e 16 alla Serie B... Questo sistema in sostanza porta a quel girone unico da tanto tempo atteso, mentre crea tra la massima categoria e la Prima Divisione un utile cuscinetto. Nella stagione 1928-29 si avrà invece un campionato di transizione: verrà giocato su due gironi di 12 squadre ciascuno, cioè le attuali meno l'Hellas e la Reggiana, oltre ovviamente alle vincenti dei quattro gironi della Prima Divisione. Le prime quattro classificate di ogni girone (totale 8 squadre) disputeranno un girone finale per il titolo di campione d'Italia 1928-1929, mentre le 16 escluse disputeranno la Coppa CONI. Le prime quattro classificate di ogni girone della Coppa CONI (totale 8 squadre) andranno per la stagione 1929-30 a completare la Serie A con le otto finaliste, mentre le ultime quattro classificate di ogni girone, più le prime due classificate di ogni girone di Prima Divisione (totale 16 squadre) formeranno la Serie B della Divisione Nazionale. »
(Deliberazione della FIGC riportato da La Stampa del 19 marzo 1928, p. 2.)
Hellas e Reggiana retrocesse? Neanche per sogno. A fine giugno la Federazione deliberò:
« Nella prossima stagione al campionato di Divisione Nazionale parteciperanno 32 squadre, che giuocheranno in due gironi di 16 ciascuna... Le iscrizioni si chiuderanno il prossimo 10 luglio. In base alle medesime pervenute, il Direttorio Federale stabilirà i gironi fissando di conseguenza le varie squadre da promuovere. Tuttavia possiamo finora comunicarvi che in Divisione Nazionale entreranno otto squadre più delle previste seguendo nella scelta criteri politici oltre che sportivi. Oltre alle 24 che già hanno diritto, andranno dunque nella massima categoria le seguenti squadre: Hellas, Reggiana, Triestina (indipendentemente quest'ultima dal posto che occupa in classifica, ma in omaggio agli altri titoli della nobilissima Trieste), la Fiorentina, il Legnano, la Milanese, la Venezia e la Prato, tenendo per questa in conto che la cittadina toscana ha ben 155 giuocatori tesserati... »
(Deliberazione della FIGC riportato da La Stampa del 29 giugno 1928, p. 5)
TORINO Campione d'Italia 1927/28
Formazione: Bosia; Monti III, Martin II; Colombari, Janni, Sperone; Vezzani, Baloncieri, Libonatti, Rossetti II, Franzoni. Altri Titolari: Bacigalupo III, Amadesi, Breviglieri I, Carrera, Martin III, Rossetti I, Sticco, Vincenzi. Allenatore: Anton "Toni" Cargnelli.

Una formazione del Torino Campione d'Italia 1927/28
Dalla Prima Divisione furono promosse: Atalanta, Biellese, Pistoiese, Bari, Venezia, Fiumana, Triestina, Legnano, Prato e Fiorentina.
La Coppa CONI fu vinta dalla Roma.

giovedì 13 novembre 2014

Nazionale 1912-1930

Abbiamo lasciato la Nazionale nel 1912 ai Giochi Olimpici di Stoccolma. Era una Nazionale giovane ed inesperta che, a parte qualche successo occasionale, non riuscì a mettersi in luce. In seguito, affidata nuovamente alle cure di varie Commissioni Tecniche, la Nazionale riuscì ad acquisire esperienza e a progredire tecnicamente. 
Nel 1920, alle Olimpiadi di Anversa, riuscì ad arrivare ai quarti di finale. Stesso risultato alle Olimpiadi di Parigi nel 1924, quando Vittorio Pozzo tornò ad essere il Commissario Unico degli azzurri.
Negli anni successivi, affidata nuovamente alle cure di una Commissione Tecnica prima e dei tecnici Augusto Rangone e Carlo Carcano, la Nazionale seppe dare ottime soddisfazioni ai tifosi. 
Nel 1927 gli azzurri parteciparono alla Coppa Internazionale, un'antenata del Campionato Europeo, che vide coinvolte anche le nazionali di Svizzera, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia. Questa competizione era un vero e proprio campionato con girone all'italiana e con partite di andata e ritorno. Considerando le difficoltà di trasporto dell'epoca, non ci si può meravigliare che il torneo terminò solo nel 1930. Fu proprio l'Italia a vincere il torneo, quando fu nuovamente affidata alle cure di Vittorio Pozzo che lascerà la direzione della Nazionale solo nel 1948. Nel frattempo, la Nazionale si era ben comportata nel torneo calcistico delle Olimpiadi di Anversa nel 1928, sotto la guida di Rangone, eliminando la Francia negli ottavi (4-3), la Spagna nei quarti (1-1 e 7-1 nella ripetizione) ed essendo eliminata di misura dai campioni uscenti dell'Uruguay con il risultato di 3-2. L'Uruguay era la potenza calcistica dell'epoca e dopo due anni si sarebbe laureato Campione del Mondo nella prima edizione della Coppa Rimet. Nella finale per il 3° posto, l'Italia distrusse l'Egitto con il punteggio di 11-3 che tuttora rimane il punteggio più alto in un incontro della Nazionale. E sembra che Bernardini calciò di proposito fuori un rigore, per non infierire ulteriormente. Sta di fatto che tale vittoria fruttò una medaglia di bronzo alle Olimpiadi e una prima consacrazione della Nazionale a potenza calcistica europea.

Augusto Rangone

Carlo Carcano


Vittorio Pozzo

mercoledì 12 novembre 2014

1926/27 - Lo scudetto revocato ovvero il "caso Allemandi"

Luglio 1927. Durante quella torrida estate, scoppiò uno scandalo che, per la prima volta, avrebbe determinato la non assegnazione di uno scudetto. 

L'antefatto
Girone finale del campionato 1926/27 (Divisione Nazionale): alla 6a giornata di ritorno il Torino comanda la classifica con 10 punti ed è seguito da Bologna e Juventus con 7.
Il 5 giugno 1927 per la 7a giornata di ritorno è in programma il derby Torino-Juventus. Vincere il derby per il Torino vorrebbe dire guadagnare un vantaggio in classifica di 5 punti sui bianconeri e mantenere a distanza di sicurezza i felsinei con solo tre partite ancora da disputare e l'ultima proprio con il Bologna. Il conte Marone, presidente granata, ne fa una questione di prestigio tanto da scommetterci una cena col rivale Edoardo Agnelli. Insomma è una partita da vincere ad ogni costo. Qualcuno prende la cosa un po' troppo alla lettera: il dirigente granata Nani. È un dirigente molto zelante e quando lo studente siciliano Giovanni Gaudioso lo avvicina non ha dubbi: accetta la sua proposta.
Ma cos'aveva di speciale il Gaudioso? Semplice: abitava nella stessa pensione in cui alloggiava il giocatore juventino Luigi Allemandi. E la sua proposta, ovviamente, era quella di trattare con Allemandi garantendogli molti soldi (50.000 lire dell'epoca) per giocare male durante il derby. Metà della somma fu versata prima della partita, l'altra metà era da versarsi al termine della partita, ovviamente vittoriosa.

Cosa successe in realtà
Il Torino si aggiudicò effettivamente il derby, ma Allemandi giocò da par suo con la tenacia, la determinazione e l'irruenza che gli erano propri. 
Gianni Brera lo descriveva così: 
«Era una forza scatenata della natura. Portava la zazzera ricciuta e aveva del diavolo. I suoi spunti veloci im­pressionavano come i suoi balzi acrobatici. Entrava primo sull'avversario lanciato al goal ed erano veri sfracelli».
L'inviato della Gazzetta, Bruno Roghi descrivendo la partita scrisse:
«I torinesi lavorano a maglie fitte, ma Allemandi è imbattibile, interviene, è sicuro e potente».
Insomma il terzino della Juventus e della Nazionale non giocò come un giocatore corrotto. Tutt'altro.
In partita ci furono effettivamente episodi un po' strani come il gol del pareggio granata. Fu battuto un calcio di punizione ed un uomo in barriera (Rosetta) allargò le gambe facendo passare il pallone. Oppure ciò che accadde nel prosieguo della partita: il centravanti juventino Pastore si fece espellere per una reazione ingenua e spropositata.

Come scoppiò lo scandalo
Nella pensione dove vivevano Gaudioso e Allemandi, aveva la sua residenza anche il giornalista romano Ferminelli. Costui era redattore del Paese Sportivo e del Tifone. Inoltre il Ferminelli aveva una spiccata antipatia per il Torino che, all'inizio della stagione, aveva dimenticato di fornirgli la tessera per lo stadio Filadelfia. La società granata lo aveva invitato a ritirare la tessera in sede. Ferminelli avrebbe invece voluto che la tessera gli fosse consegnata al giornale. Il Torino non inviò la tessera e lui non andò alla sede della società. Da quel momento Ferminelli cominciò a scrivere articoli infuocati contro il Torino. Per cui non gli parve vero di ascoltare i discorsi tra il Gaudioso e Allemandi nella stanza accanto alla sua in quel caldo giorno di luglio. Oggetto della discussione era il fatto che Nani, il dirigente granata, non voleva pagare la seconda parte di quanto pattuito, visto l'impegno di Allemandi durante la partita. Ferminelli aveva uno scoop sensazionale che avrebbe inguaiato l'odiato Torino. Sul Tifone firmò un articolo con il titolo "C'è del marcio in Danimarca". Il reportage provocò un'indagine da parte della Federcalcio di cui fu incaricato il vice di Arpinati, Giuseppe Zanetti. L'ispettore federale trovò in un cestino dei rifiuti dei pezzettini di carta che, messi insieme pazientemente, risultarono essere una lettera in cui Allemandi si lamentava del fatto di non avere ricevuto il resto del pagamento pattuito.

La sentenza
Lo scudetto del Torino fu revocato e rimase non assegnato. Secondo i regolamenti federali, il titolo sarebbe spettato alla seconda classificata, il Bologna. Ma, forse per ragioni di opportunità, Arpinati tifoso del club felsineo, decise di evitare l'assegnazione del titolo ai rossoblu, in quanto già per il semplice fatto di aver trasferito la sede della Federazione a Bologna, era stato aspramente criticato. Allemandi fu squalificato a vita, ma in seguito fu amnistiato dopo la conquista della medaglia di bronzo alle olimpiadi del 1928 da parte della Nazionale. Il testo della sentenza del 21 novembre diceva:
«Il Direttorio federa­le conferma le precedenti deci­sioni e squalifica a vita Luigi Allemandi, della cui colpevolez­za è stata pienamente raggiunta la prova; richiama il giocatore Munerati a una più esatta com­prensione dei suoi doveri in quanto un calciatore tesserato non può accettare doni di qual­siasi entità o natura da iscritti ad altre società; deplora e proi­bisce il malcostume delle scom­messe anche di lieve cifra, spe­cie quelle tenute contro le sorti dei propri colori e ammonisce per questa trasgressione il gio­catore Pastore, lieto di constata­re come l'episodio che ha dato luogo alle accennate sanzioni sia circoscritto a un solo gioca­tore e non possa quindi gettare ombra né onta sulla grande massa dei calciatori italiani».
Come si vede anche Munerati e Pastore furono coinvolti nello scandalo anche se con motivazioni differenti.

Tutto poco chiaro
Il caso comunque si rivelò poco chiaro. La foga con cui Allemandi richiedeva il pagamento della seconda parte del premio, pur avendo fatto il suo dovere in campo, fece pensare che egli fosse solo un intermediario e che il giocatore corrotto fosse un altro. Il granata Baloncieri a distanza di tempo affermò:
«Un fatto dubbio si era presentato agli inquirenti: quello di sospettare di un altro atleta che, per la sua dirittura morale, era inattaccabile».
L'attaccante granata stava alludendo all'altro terzino juventino Rosetta, che infatti allargò le gambe sul tiro di punizione che consentì il pareggio del Torino. Gianni Brera commentò nella sua Storia critica del calcio italiano:
«A questo punto, non sembra necessario essere Sherlock Holmes per appurare come sia andata, e subito dopo capire come abbia potuto Allemandi militare nell'Inter di Giovanni Mauro, vicepresidente della Fe­derazione e temibile capo degli arbitri. I sottili ricatti reciproci avevano lasciato alla Juventus il terzino più dotato di classe e avevano impedito al Bo­logna di acquistare un terzino che avrebbe fatto irresistibile coppia con il suo Monzeglio ai Mondiali 1934»
Conclusione
La sensazione che la vicenda lasciò è che Allemandi, pur avendo partecipato allo schema come intermediario, fu in realtà la vittima sacrificale per proteggere il più quotato Rosetta, terzino della Juventus e della Nazionale.

un'immagine di Luigi Allemandi con la maglia della Nazionale

lunedì 10 novembre 2014

Verso il girone unico - Stagione 1926/27

Rieccoci di nuovo a parlare della storia del calcio italiano.

Ricordiamo che la Carta di Viareggio, di cui abbiamo parlato l'ultima volta, riformò pesantemente la struttura del calcio italiano. Il fascismo non vedeva di buon occhio la separazione del campionato in nord e sud e quindi, con la Carta di Viareggio, creò la Divisione Nazionale che unificò calcisticamente la penisola. Purtroppo i valori in campo erano rimasti gli stessi di prima, cioè squadre metropolitane del nord fortissime e squadre del centro-sud non proprio all'altezza. Questo era un problema di difficile soluzione nell'immediato, ma i dirigenti delle squadre centro meridionali furono mobilitati per dedicarsi al rafforzamento delle squadre. Ma vediamo in dettaglio cosa successe.

DIVISIONE NAZIONALE 1926/27

Formula: 2 gironi di 10 squadre ciascuno. Le prime tre si qualificano per il girone finale. Le ultime due retrocedono. Le escluse dal girone finale partecipano alla Coppa CONI, antenata della Coppa Italia. Il titolo di campione viene vinto dalla prima classificata nel girone finale.

La Carta di Viareggio aveva stabilito che la Divisione Nazionale fosse composta da 17 squadre del nord Italia e 3 del centro-sud. Poiché le società del nord aventi diritto erano solo 16, furono organizzate delle qualificazioni per stabilire la 17. A tali eliminatorie parteciparono le 8 squadre dell'estinta Lega Nord già retrocesse al termine del campionato 1925/26.

Qualificazioni pre-campionato
Qualificazioni Divisione Nazionale
1° turno
29/08/1926 Bologna Mantova-Reggiana 7-3 dts
Verona Legnano-Udinese 2-0 forfait
Milano Novara-Parma 4-0
Genova Alessandria-Pisa 6-1
2° turno
05/09/1926 Milano Novara-Mantova 4-3 dts
Vercelli Alessandria-Legnano 4-1
Turno finale
12/09/1926 Casale Monf. Alessandria-Novara 2-2 dts
Spareggio
23/09/1926 Torino Alessandria-Novara 3-1

L'Alessandria si qualificò come 17 squadra del nord.

I due gironi di campionato (adesso si chiamerebbe "regular season") non riservarono particolari sorprese: le grandi tradizionali (Genoa, Milan, Inter, Juventus, Bologna e Torino) si imposero sulle altre qualificandosi per il girone finale.
Il Torino, trascinato dal "trio delle meraviglie" composto da Baloncieri, Libonatti e Rossetti, si impose nel girone finale aggiudicandosi quindi il primo titolo.

Girone A Girone B Girone Finale
Juventus 27 Torino 26 Torino 14
Inter 27 Milan 24 Bologna 12
Genoa 24 Bologna 24 Juventus 11
Casale 21 Alessandria 21 Genoa 9
Pro Vercelli 20 Livorno 20 Inter 8
Modena 18 Sampierdarenese 20 Milan 6
Brescia 15 Padova 15
Hellas Verona 15 Andrea Doria 13
Alba Audace 12 Cremonese 12
Napoli 1 Fortitudo Pro Roma 5

A fine stagione l'Alba-Audace si fuse con la Fortitudo-Pro Roma e il FBC Roma (Roman) militante in Prima Divisione, costituendo l'AS Roma.
Lo stesso accadde a Sampierdarenese e Andrea Doria che furono fuse per costituire la Dominante.
Napoli e Cremonese furono pertanto ripescati in Divisione Nazionale.

Il titolo di Campione d'Italia fu revocato nell'autunno 1927, in conseguenza del "Caso Allemandi" di cui parleremo domani. Il titolo 1927 rimase pertanto inaggiudicato.

Il Torino campione virtuale della stagione 1926/27
L'Alessandria si aggiudicò la Coppa CONI 1927, battendo in finale il Casale.

Dalla Prima Divisione furono promosse: Novara, Pro Patria, Reggiana e Lazio.